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Castello dei Berardi
Il cuore di questa valle non vive solo di testimonianze religiose, ma è costellata di piccoli castelli e alcune case-forti, dovute a ragioni di fortificazione del territorio tra questi è da ricordare il Castello dei Berardi, che sorge sulla riva destra del Maira, in posizione strategica per gli avvistamenti sulla valle.
Così nel 1593 Don Calandra descriveva il Castello di Cartignano:
"...contra dei quali (gli eretici) mosso a sdegno il principe (Savoia) mandò il duca Don Ottavio di Terranova, napoletano, con esercito copioso di spagnoli et napolitani et piemontesi con l'artiglieria a prendere il castello di Cartignano del quale era governatore il capitano Veneti di San Damiano il quale fugendo di notte coi suoi soldati restò detto castello nelle mani di detto Duca il 28 gennaio de l'anno 1593 avendo tre giorni innanzi datto il fuoco all'interno abrugiando il detto loco. Il che fatto si partì detto Duca alla volta di San Damiano il 29 di detto mese et entrati nel forte avendo morti li infrascritti et altri di cui taccio per non esser cattolici et saccheggiando a danno de innocenti fideli a S.A. ser.na".
Il castello, detto anche dei Farina, dal nome degli ultimi proprietari, fu fatto edificare nel 1440, come riporta un'incisione sul portale, dalla famiglia dei Berardi di San Damiano sull'altura a destra del torrente Macra, in prossimità del paese.
Michele Olivero nel 1928 lo definì così:
"Vedetta sicura, inespugnabile nido d'aquila, ottimo strumento di difesa".
Alla fine del XVI sec. il duca Carlo Emanuele I ne prese possesso, in seguito alle persecuzioni che egli inflisse agli eretici-protestanti. Infatti, i primi proprietari furono accusati di appoggiare i movimenti eretici, in realtà non si sa se i Berardi appoggiarono o furono essi stessi eretici, come gran parte dei nobili di questa valle, tra i quali anche la famiglia dei Marchesi di Saluzzo.
A tal proposito è documentato un processo tra il 1530-32 nel quale Francesco di Saluzzo accusò il fratello Giovanni Ludovico d'eresia.
Grazie al trattato di Lione, la famiglia Berardi, nella persona di Imberto, rientrò in possesso del castello nel 1601. Nel 1609 egli vendette castello e feudo a Claudio Cambiano, signore di Ruffia e di Digrasso, che restaurò ledificio.
Nel 1820 il castello fu venduto dal conte di San Marzano, erede dei Ruffia, a Emanuele Massimo, notaio di San Damiano. Nel 1900 gli ultimi eredi del castello furono i Farina, che lo ampliarono, costruendo una torre merlata in mattoni e lo abbellirono con stucchi barocchi.
Nel 1928 Michele Olivero lo descriveva così:
"Caratteristico con le sue torri, l'una circolare e l'altra quadrata, il maniero sorride fra il verde negli occhi delle sue poche finestre, mentre più in su, in cima ai torrioni, le arcate regolari, complete, uniformi creano quasi due massicce corone".
Durante la seconda Guerra Mondiale il castello fu in parte distrutto dagli incendi del 1944. Sono tutt'oggi rimasti in buone condizioni i muri esterni, mentre gli ambienti interni sono in rovina.
Interessanti sono gli affreschi ottocenteschi che si trovano nell'antica cappella, rappresentanti la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso, la Natività di Cristo e le Nozze di Cana.
Degne di nota sono anche le scale interne, abbellite da colonne di marmo che riportano sui capitelli scolpiti, gli stemmi e i blasoni delle famiglie che si sono succedute.
Interessanti sono i sotterranei dove si possono ancora vedere alcune stanze adibite a prigioni, una piccola cella e il pozzo con un pregevole parapetto, detto vera, in pietra.
Il castello è di proprietà privata.
Testi a cura di Espaci Occitan
Foto Enrico Collo
Collegamenti al Servizio:
Visita dei sotterranei del castello
Espaci Occitan
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